Yangon, 29 settembre 2007- Nonostante la pioggia battente, gruppi di
manifestanti sono scesi in strada anche oggi e l'esercito ha
risposto con le maniere dure. Fonti ospedaliere confermano il
ferimento di due persone e il decesso di un ragazzino: vittime che
vanno ad aggiungersi ai dodici morti confermati dalla giunta
militare, ma sarebbero almeno una trentina secondo altre fonti. Un
corteo più imponente, composto da diverse migliaia di persone e
guidato da monaci buddisti, si è svolto invece senza incidenti a
Pakokku. Le forze di polizia sono tornate in azione nel pomeriggio a
Rangoon, e hanno caricato un gruppo di circa cento manifestanti che
si erano radunati nel centro urbano. Secondo testimoni oculari,
soldati e poliziotti hanno aggredito i dimostranti a bastonate,
picchiandoli in maniera selvaggia e procedendo a diversi arresti.
La stampa filo-governativa parla di un ritorno alla normalità, ma
non sembra essere così. La protesta, scattata a causa dell'aumento
di prezzo dei beni di prima necessità, è stata caratterizzata dai
cortei silenziosi dei monaci, nelle principali città del paese. Poi
sono entrati in campo gli altri: cittadini qualunque, soprattutto
studenti. Centinaia gli arrestati.
Ad aumentare la tensione la giunta militare ha prima bloccato la
distribuzione di aiuti alimentari da parte del Programma alimentare
mondiale dell'Onu (Pam) a mezzo milione di persone. Poi, per le
proteste dell'organizzazione, l'ha in parte ripristinata. Sui
colloqui dell'inviato dell'Onu, Ibrahim Gambari, finora non è
trapelato nulla. Da Singapore, prima di decollare alla volta di
Rangoon, il diplomatico nigeriano ha annunciato che avrebbe
consegnato alla giunta militare un messaggio del segretario generale
delle Nazioni Unite. A Rangoon Gambari non ha rilasciato
dichiarazioni e non è chiaro se intendesse cercare di incontrare la
dissidente storica, Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi.
Gambari si è però subito recato a Naypyidaw, la cittadina scelta
dalla giunta come nuova capitale.
Intanto il primo ministro cinese Wen Jiabao ha fatto appello alla
giunta militare birmana affinché usi metodi pacifici. "La Cina -ha
detto- spera che tutte le parti diano prova di responsabilità, che
la situazione torni stabile quanto prima e la riconciliazione
proceda".
Per il presidente russo, Putin, è prematuro parlare di sanzioni nei
confronti della Birmania. Eventuali sanzioni, ha precisato,"devono
essere trattate come tema di uno specifico esame da parte delle
Nazioni Unite". Il Giappone chiederà alla giunta di punire i
responsabili della morte del cronista nipponico ucciso giovedì.
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