Yangon, 4 ottobre 2007 - Il capo del regime birmano, Than Shwe,
incontrerà la leader dell'opposizione e premio Nobel per la Pace
Aung San Suu Kyi. L'impegno è stato preso durante l'incontro con
l'inviato dell’ Onu, Ibrahim Gambari. Than Shwe ha tuttavia posto
delle precondizioni: la dissidente, da 12 anni agli arresti, deve
rinunciare al suo "atteggiamento ostruzionistico e di scontro" e non
deve più appoggiare le sanzioni al regime.
La giunta militare birmana ha inoltre deciso di invitare per
colloqui bilaterali l'inviato degli Stati Uniti a Rangoon. Si tratta
della prima apertura del regime dopo la crisi di questi ultimi
giorni.
La tv birmana ha intanto detto che 692 dei 2.093 fermati nei giorni
scorsi sono stati rilasciati.
L'ambasciatore francese a Yangoon, Jean-Pierre Lafosse, in
un'intervista radiofonica a Rtl ha detto che sono "centinaia,
migliaia" i monaci e i civili birmani arrestati nel tentativo di
soffocare la rivolta. Il diplomatico non quantifica il numero delle
persone portate via dai militari (secondo alcuni oppositori della
Giunta, sarebbero circa seimila), ma spiega che il coprifuoco in
vigore è stato utilizzato per vere e proprie razzie nei monasteri
"svuotati coi camion" e non solo dei monaci. Lafosse avverte sulla
presenza di molti più feriti e morti di quanto si sappia o sia stato
annunciato e insiste sull'importanza delle pressioni internazionali
per limitare gli eccessi e l'evoluzione verso il peggio della
situazione nel Paese.
Domani il
Myanmar sarà al centro della riunione del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite.
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