New York, 6 ottobre 2007 - Aumentano le pressioni sulla giunta
birmana. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno fatto circolare
al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di
dichiarazione in cui si condanna la repressione violenta delle
proteste antigovernative da parte del regime militare. La
dichiarazione verrà discussa dagli esperti del Consiglio di
sicurezza lunedi. La decisione è stata presa dopo la relazione
dell'inviato Onu a Myanmar, Ibrahim Gambari che ha definito
inaccettabile la situazione nel Paese. Gambari ha chiesto l'avvio di
un processo di riconciliazione nazionale. Contrarie a un'eventuale
proposta di sanzioni, Cina e Russia, pronte a porre il veto in
Consiglio di sicurezza.
Ashin Key Matethara, portavoce di una delegazione dei monaci
buddisti birmani, dopo aver ascoltato al Palazzo di vetro la
relazione di Gambari, ha espresso l'insoddisfazione dei religiosi
per la gestione Onu della crisi. "Ci attaccano ogni giorno – ha
detto riferendosi alla giunta militare al potere dal 1988 - e
uccidono chi si oppone. Non è tempo di parlare. Dobbiamo fare
qualcosa per assicurarci che la smettano". Secondo fonti
indipendenti almeno 200 persone sono state
uccise.
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