Geremek, il “costruttore” |
di Elzbieta Cywiak
Dal 2004 eletto al Parlamento europeo nelle file dei Liberali e Democratici, sarà ricordato indubbiamente come una delle figure di più alto livello, se non la maggiore, tra gli europarlamentari dei nuovi paesi dell’Unione. Gli è stato conferito il premio Carlo Magno, attribuito ai grandi europeisti; lo ricorderemo soprattutto come la voce più importante della Polonia aperta, tollerante e liberale. Si è dimostrato alieno al mondo di intrighi personali e della lotta per le poltrone. La sua stessa patria non ha saputo approfittare abbastanza della sua personalità e dei suoi validi contatti internazionali. Anzi, gli ha rivolto una forma di ingratitudine, quando la sua grandezza intellettuale si è trovata a competere con il volto brutale della politica. Tra i suoi ultimi comportamenti coraggiosi, il rifiuto di sottoscrivere l’ autodenuncia di presunto “collaborazionismo” col regime comunista, che l’ultimo governo polacco aveva cercato di imporre, in una provocatoria campagna di “caccia alle streghe”, a tutti coloro che ebbero a subire come Geremek, nella loro gioventu’, una ingenua fascinazione dell’ideologia comunista negli anni ‘50. I suoi avversari politici, in patria, non sono riusciti a togliergli fraudolentemente il mandato di eurodeputato, sconfitti dalla sua credibilità e dal suo prestigio. Oggi, ma troppo tardi, lo stesso presidente polacco Lech Kaczynski, pur definendo Geremek suo avversario politico, non esita a definirlo “politico illustre” e gli attribuisce “un grande posto nella nostra storia”. Con Bronislaw Geremek l’Europa, ne siamo certi, perde uno dei suoi più convinti e decisi “costruttori”.
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