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Geremek, il “costruttore”

di Elzbieta Cywiak


La cultura e la politica polacca ed europea hanno subito una insostituibile perdita con la tragica morte di Bronislaw Geremek. Da ragazzo strappato quasi  per miracolo alla strage della Shoa’, illustre e innovatore  storico medievista che ha saputo intrecciare legami tra storia, sociologia storica e scienze politiche, Geremek e’ stato tra i più importanti leader dell’ opposizione democratica in Polonia ai tempi del “socialismo reale”, uno dei fondatori del movimento di Solidarnosc a partire dagli scioperi nei cantieri navali di Danzica nel 1981. Riuscì ad aprire questo movimento all’ Europa e lo  rivestì’ di dimensione intellettuale.  Negli anni della legge marziale del generale Jaruzelski, Bronislaw Geremek conobbe il carcere per ben due volte. Fu tra i “ costruttori” dei  negoziati  con le autorità comuniste ai tempi della cosiddetta “tavola rotonda” e considerato ineludibile punto di riferimento dopo la caduta del comunismo. Tra il 1997 e il 2000, come ministro degli Affari esteri della Polonia democratica, contribuì all’adesione di Varsavia alla Nato. E’ stato tra i più decisi sostenitori dell’ingresso della Polonia nell’Unione europea.

Dal 2004 eletto al Parlamento europeo nelle file dei Liberali e Democratici, sarà ricordato indubbiamente come una delle figure di più alto livello, se non la maggiore, tra gli europarlamentari dei nuovi paesi dell’Unione. Gli è stato conferito il premio Carlo Magno, attribuito ai grandi europeisti; lo ricorderemo soprattutto  come la voce più importante  della Polonia aperta, tollerante e liberale. Si è dimostrato alieno al mondo di intrighi personali e della lotta per le poltrone.

La sua stessa patria non ha saputo approfittare abbastanza della sua personalità e dei suoi validi contatti  internazionali. Anzi, gli ha rivolto una forma di ingratitudine, quando la sua grandezza intellettuale si è trovata a competere con il volto brutale della politica. Tra i suoi ultimi comportamenti coraggiosi, il rifiuto di sottoscrivere l’ autodenuncia  di presunto “collaborazionismo” col regime comunista, che l’ultimo governo polacco aveva cercato di imporre, in una provocatoria campagna di “caccia alle streghe”, a tutti coloro che ebbero a subire come Geremek,  nella loro  gioventu’, una ingenua fascinazione dell’ideologia comunista negli anni ‘50.  

I suoi avversari politici, in patria, non sono riusciti a togliergli fraudolentemente il mandato di eurodeputato, sconfitti dalla sua  credibilità e dal suo prestigio. Oggi, ma troppo tardi, lo stesso presidente polacco Lech Kaczynski, pur definendo Geremek suo avversario politico, non esita a definirlo “politico illustre” e gli attribuisce “un grande posto nella nostra storia”.

Con Bronislaw Geremek l’Europa, ne siamo certi, perde uno dei suoi più convinti e decisi “costruttori”.          

 

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