Yangon, 30 settembre 2007 - L'inviato speciale delle Nazioni Unite,
Ibrahim Gambari, ha potuto incontrare la leader dissidente birmana,
Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, che si trova agli
arresti domiciliari dal 2003. I due hanno discusso per oltre un'ora
sulla situazione del paese, con le manifestazioni quotidiane e la
dura repressione da parte della giunta militare. Gambari, ex
generale ed ex ministro degli esteri nigeriano, in precedenza si era
intrattenuto con alcuni esponenti del regime, ma non ancora con il
generale Than Shwe, a capo della giunta.
Secondo quanto riportato da Mizzima, l'agenzia che dà voce
all'opposizione birmana, le autorità hanno cercato di organizzare
contro-manifestazioni di sostegno al regime per “impressionare
Gambari”. Le autorità cittadine hanno dato disposizione di formare
gruppi di manifestanti di almeno 20 persone secondo quest'ordine:
almeno 30 persone nei villaggi con più di 50 nuclei familiari e 25
nei villaggi con meno di 50 famiglie - si legge sul sito web di
Mizzima – invitando tutti a raggiungere la città di Loikaw per
“dimostrare il proprio sostegno alla convention nazionale della
giunta appena conclusa".
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L'inviato delle Nazioni Unite, Ibrahim
Gambari, con la leader dell'opposizione birmana Aung San
Suu Kyi |
L'inviato dell’ Onu si è comunque recato di nuovo a Naypydaw, il
villaggio blindato in mezzo alla giungla, eletto a nuova capitale
dalla giunta militare, mentre a Rangoon gruppuscoli di dimostranti
tornavano a sfidare polizia ed esercito. Ma non si può parlare di
vere e proprie manifestazioni. Le forze di sicurezza hanno ormai
isolato la maggior parte dei monasteri di Mandalay, seconda città
del Myanmar, ciò mentre i monaci buddisti ricevevano l'ordine dai
loro superiori di non sfidare la repressione dei militari per
sottrarsi al rischio di una decimazione.
La Chiesa cattolica ha ordinato ai suoi sacerdoti di non partecipare
alle manifestazioni di piazza e alle attività politiche in atto in
Birmania. Ai fedeli riuniti oggi nelle chiese cattoliche di Rangoon
è stato letto un bollettino in cui si invitano sacerdoti e suore a
non farsi coinvolgere nelle proteste, riconoscendo però ai fedeli la
libertà di scegliere come comportarsi. Il bollettino contiene
inoltre un appello a tutti i cattolici perché continuino a pregare e
a offrire messe per il bene del paese. Sono 450 mila i cattolici in
Birmania, pari a circa l'uno per cento della popolazione, mentre i
cristiani rappresentano il 4 per cento.
Manifestazioni
di solidarietà nelle capitali europee
Bruxelles, 30
settembre 2007 – In piazza della Libertà un migliaio di persone,
nonostante la pioggia, hanno sfilato in sostegno della popolazione
birmana, sempre più schiacciata dalla violenza della giunta
militare. Colore dominante il giallo, quello dei democratici
birmani. I manifestanti hanno esposto foto di Aung San Suu Kyi e
cartelli di solidarietà. Non mancavano inviti alla Cina di
esercitare pressioni sulla giunta militare, con cui intrattiene
buoni rapporti, per far cessare le violenze. A Parigi si è svolta
una manifestazione sotto l’ambasciata birmana. Tra i partecipanti il
Primo ministro del governo birmano in esilio Sein Win secondo il
quale “i paesi occidentali devono esercitare pressione, ma devono
farlo adesso e più di quanto già non stiano facendo". A Berlino
davanti all’ambasciata cinese si sono radunati gruppi di
manifestanti che hanno lanciato un appello a Pechino di cogliere
l’occasione unica dei Giochi olimpici per entrare nel circolo di
quanti amano non solo il fair play dei giochi olimpici ma anche il
fair play della democrazia.
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