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Europa 2007: un passo indietro


di Marcello Palumbo

Napolitano: “meschini ripiegamenti”
Ciampi: “non è questa l’integrazione che sognavo”
Prodi: “è mancato lo spirito europeo”

I deludenti risultati del vertice di Bruxelles del 22/23 giugno hanno rivelato tuttavia un certo pragmatismo sul quale è possibile fare leva per recuperare il favore dell’opinione pubblica europea allo storico disegno. E’ questo il compito dei giornalisti europei e delle forze democratiche. La bandiera d’Europa non sarà ammainata  anche se destituita del suo valore simbolico ufficiale.  L’AGE-Sezione italiana dell'Associazione dei Giornalisti Europei  continuerà  a  consegnarla  agli  enti locali ed alle istituzioni pubbliche e private.

Forse il vento continuerà  ad agitare la bandiera d’Europa sui pennoni dei palazzi pubblici delle capitali e della città dell’Unione anche se non ne rappresenterà più il simbolo, sul quale è caduto, al vertice di Bruxelles del 22/23 giugno, il furore iconoclasta degli euroscettici che hanno coinvolto nella loro azione dissacrante anche il beethoveniano “inno alla gioia” e il motto “uniti nella diversità”. Non c’è stato infatti un ordine ufficiale di ammainabandiera, e pertanto non disperiamo che su Palazzo Chigi come sull’Hotel Matignon, sulla Moncloa e sulle mille sedi dei Governi, dei Parlamenti, dei Capi di Stato, nonché sulle Preture, sui piccoli e grandi uffici burocratici dei 27 Paesi il vessillo azzurro a dodici stelle continui a ricordare ai popoli del Vecchio Continente la comune appartenenza a un patrimonio da custodire e da tramandare, non senza qualche aggiornamento, alle future generazioni.
La tabula rasa degli emblemi ha sigillato con estrema coerenza la volontà di mandare in soffitta lo stesso concetto di costituzione di cui si fregiava il trattato firmato a Roma il 29 ottobre 2004, ratificato da 18 Stati, respinto dal responso popolare in Francia e in Olanda, rimasto in bilico negli altri 7 Paesi, alcuni dei quali lo avrebbero sicuramente approvato. Tutto ciò che di positivo è stato raggiunto a Bruxelles è sembrato più il salvataggio di un nobile relitto che non un restauro del vascello arenatosi sulle coste dell’Atlantico e del Mare del Nord, e che nessuno ha avuto la forza di disincagliare.

Que reste-t-il dello spirito e delle normative di quel testo che presentava certamente lacune e puntigliosità superflue, ma che manteneva accese le speranze di quanti avevano creduto nell’andatura dei piccoli passi preconizzati da Schuman: la CECA, la CEE-Euratom, l’elezione diretta del Parlamento europeo, l’unificazione dei Trattati, l’Atto Unico, Maastricht, Amsterdam, Schengen, l’Euro, Nizza, e in fine Roma 2004?

  1. si salva la personalità giuridica dell’Unione che è legittimata a firmare accordi internazionali e a rappresentare i Paesi membri;

  2. A partire dal 2009 il Consiglio Europeo avrà un Presidente che durerà in carica 2 anni e mezzo;

  3. L’Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza non sarà promosso al grado di ministro ma rimarrà una figura di spicco sul piano internazionale e coprirà la carica di Vice Presidente della Commissione;

  4. L’Europarlamento accrescerà i suoi poteri di codecisione e avrà diritto di veto nei settori della giustizia e degli affari interni;

  5. I Parlamenti nazionali potranno ottenere dalla Commissione il riesame dei progetti legislativi che interferiscono con le competenze nazionali;

  6. La regola della maggioranza presso il Consiglio Europeo si estenderà a 45 settori,  escluse le materie riguardanti la politica estera, la sicurezza sociale, il fisco, le risorse UE e la revisione dei Trattati;

  7. Il sistema della doppia maggioranza al Consiglio Europeo (55 % dei Paesi e 65% della popolazione) entrerà in vigore nel 2014, ma fino al 31 marzo 2017 ogni Stato membro potrà chiedere l’applicazione delle regole di Nizza per ciascuna votazione;

  8. sarà mantenuto in vigore il compromesso di Ioannina (dall’accordo siglato il 29 marzo 1994 nella cittadina greca), che consente a un piccolo gruppo di Paesi (minoranza di blocco) di chiedere il proseguimento dei negoziati al Consiglio Europeo su materie controverse;

  9. a partire dal 2014 la Commissione sarà ridotta a 18 membri;

  10. la dottrina della “concorrenza libera e non falsata” scivolerà dal Trattato a livello di protocollo aggiuntivo, ma non perderà il suo valore di regola fondamentale per il mercato interno;

  11. la carta dei diritti dei cittadini (dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia) non sarà inserita nel testo del nuovo Trattato, ma ne sarà riconosciuto il valore vincolante con un opportuno richiamo. In materia di giustizia e di affari interni la Bran Bretagna ha ottenuto il diritto di autoesclusione (opt out).

La Commissione intergovernativa incaricata di redigere il nuovo testo di Trattato sarà insediata il 19 luglio dalla Presidenza portoghese ed avrà 3 mesi di tempo per consegnare il frutto del suo lavoro, rigorosamente tenuto entro gli schemi fissati dal vertice di Bruxelles, al Consiglio Europeo di Lisbona il 19 ottobre prossimo. I due anni successivi dovrebbero essere sufficienti per ottenere le ratifiche dei 27 Stati e permettere al nuovo Trattato di raggiungere il traguardo negato al suo predecessore, nel 2009, in coincidenza col rinnovo del Parlamento Europeo.

Questa volta le forze europeistiche non avranno le chances di cui usufruirono nella precedente elaborazione, poiché sono chiari e ineludibili i limiti posti alla Cig. La situazione richiede nuove strategie, tutte da indirizzare verso l’interlocutore popolare, e cioè il vero sovrano, spesso trascurato a favore delle espressioni verticistiche non sempre corrispondenti agli interessi e alle tendenze rappresentate.  E in questa nuova ottica la comunicazione riprende il suo ruolo di stimolo, che è compito precipuo dei giornalisti europei impegnati a concorrere per salvaguardare il processo di costituzionalizzazione e a mantener fermo l’obiettivo federale. Lo sapranno adempiere?

(6 luglio 2007)

 

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