Sofia, 13 ottobre 2007 - Un paese giovane, dinamico e con voglia di
imparare e crescere. Una popolazione e una classe dirigente che
sanno che il tempo degli auspici è finito e che adesso, dopo
l’adesione all’Ue, più che mai si devono dedicare al duro lavoro.
Con questa immagine, la Bulgaria si è rivelata ad un gruppo di
giornalisti italiani in missione nel paese balcanico, a nove mesi
dal suo ingresso in Europa. Dal 7 al 10 ottobre scorso, grazie alla
collaborazione tra la Rappresentanza in Italia della Commissione
europea e l’Ambasciata di Bulgaria a Roma, i partecipanti a questo
seminario hanno avuto la possibilità di cogliere una panoramica dei
principali settori inerenti la membership europea e lo sviluppo
economico e sociale: dalla preparazione per la gestione dei fondi
strutturali e agricoli in arrivo, alla sorveglianza delle frontiere
esterne dell’Unione, dalla lotta alla corruzione e alla criminalità
organizzata, alle politiche del welfare e di potenziamento
infrastrutturale.
I risultati degli sforzi compiuti fino ad ora sono ben visibili e le
persone locali non nascondono il loro orgoglio in proposito. Negli
ultimi anni si è lavorato alacremente per l’adeguamento legislativo
agli standard europei e l’ammodernamento delle strutture
amministrative chiamate ad attuare le politiche europee nei più
diversi campi. A partire dalla protezione delle frontiere e il
controllo sui traffici che potrebbero minacciare lo spazio europeo
di libertà, giustizia e sicurezza. In questo campo, come
testimoniato, dagli organi di polizia, la Bulgaria sta contando
molto sull’aiuto dei suoi partner dell’Ue, con i quali, fra l’altro,
sono già in corso alcuni importanti progetti di cooperazione.
L’obiettivo è quello di entrare il prima possibile nello spazio
Schengen.
Con soddisfazione del lavoro fin ora svolto e della valutazione
ricevuta dalle istituzioni europea, continua il processo di
passaggio dal coordinamento e la gestione dei fondi di pre-adesione
a quelli di coesione e di sostegno all’agricoltura e allo sviluppo
rurale. Per quanto riguarda i primi, la Bulgaria ha già varato il
suo primo quadro di riferimento strategico nazionale che ha ricevuto
luce verde da Bruxelles dando così la possibilità di attivare già 3
programmi operativi. La gestione e l’implementazione dei fondi
strutturali e di coesione rappresenta certamente una responsabilità
e l’amministrazione centrale bulgara ne è consapevole. Essa dispone
infatti di una struttura articolata e tecnologicamente attrezzata
che è stata presentata dettagliatamente dal suo massimo
responsabile, il direttore generale Fondi europei del ministero per
le finanze bulgaro, Boriana Pencheva. Motivi di essere contento ha
anche Dimitar Tadarakov, direttore esecutivo del Fondo agricoltura –
la struttura del ministero per l’agricoltura, preposto alla gestione
dei fondi agricoli. E’ di questi giorni la notizia che il sistema
informatico che conterrà tutti i dati concernenti i pagamenti ai
beneficiari è stato promosso dagli esperti della Commissione.
I 6,8 miliardi di euro previsti per gli interventi strutturali fino
al 2013 e i 1,4 miliardi di aiuti all’agricoltura sono
indispensabili per il Paese per riuscire a mantenere il passo di
crescita pari al 6% circa nonché continuare sul cammino virtuoso di
riduzione della disoccupazione e dell’aumento del benessere.
Ovviamente, non tutto è così facile in un paese che parte da
posizione più svantaggiata rispetto agli altri casi del quinto
allargamento. Tutte le difficoltà e sfide della politica dei redditi
e degli aiuti sociali sono state presentate dal Ministro per il
lavoro e le politiche sociali, Emilia Maslarova, la quale ha
descritto con meticolosità anche le iniziative intraprese nel campo
del sostegno ai ceti più deboli che potrebbero destare stupore e,
addirittura, invidia presso altri Paesi membri dell’Ue.
Quello dello standard ancora basso di vita di alcune categorie però
non è l’unico problema della Bulgaria. Molte critiche da parte
dell’Ue sono concentrate nel settore della giustizia, specie in
relazione alla prevenzione e la persecuzione di reati di criminalità
organizzata e di corruzione. A riferire dei risultati e delle
carenze del processo sono stati tre esponenti della Procura
generale, grazie anche ad un particolare accento che il sistema
giudiziario bulgaro pone oggi sulla trasparenza. Sono stati forniti
dati statistici relativi al funzionamento della macchina
giudiziaria, ma ciò che ha colpito molto è stata l’enfasi con cui si
parlava della lotta ai reati legati all’utilizzo di fondi Ue, ovvero
di una sempre maggiore cultura di tutela dei soldi del contribuente
europeo.
La Bulgaria è un paese che si ritiene tradizionalmente legato
all’Europa e per questo oltre ad un riconoscimento, l’ingresso
nell’Ue è visto qui anche come ripristino di una verità storica. E’
la cultura europea che il paese ha bisogno di continuare a
sviluppare per superare le difficoltà iniziali. Non solo a livello
istituzionale ed amministrativo, ma anche nel lavoro quotidiano.
D’altronde, ha tutte le carte in regole – fondi europei, ma anche 2
miliardi di investimenti stranieri l’anno. Sono risorse ingenti che
la Bulgaria deve essere capace di assorbire. Per questo conta molto
anche sull’aiuto dell’Italia che, come ha sottolineato
l’Ambasciatore d’Italia a Sofia Gian B. Campagnola, oltre a
sostenitore convinto nell’ambito europeo, primo investitore e fra i
primi partner commerciali, è anche un partner preferito nel campo
della cultura e dell’apprendimento in tutte le sfere della vita. Per
dirla con le parole del Ministro per gli affari europei Gergana
Grancharova, “essere membri dell’Ue è una gara continua di
competizione, ma la Bulgaria vi partecipa rispettando lo spirito
della partnership”.
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