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Ricordo di Antonio Spinosa  

di Marcello Palumbo


Il 31 gennaio scorso Antonio Spinosa ha concluso la sua vita terrena. Una vita operosa vissuta con forte impegno sul campo del giornalismo militante, al quale egli associò una carriera di scrittore di successo condensata in una serie di una ventina di volumi scritti con lo spirito del “narratore di storia”, come amava definirsi. Opere composte al galoppo secondo la formula: ”un libro all’anno”, edite da “Mondadori” e da altri editori, ed accolte, anzi attese con grande interesse dal pubblico di aficionados che l’autore si era andato costituendo mediante l’arte di saper raccontare gli avvenimenti col gusto spontaneo e la vivacità del cronista. Europeista di vocazione, aveva partecipato ai primi incontri dell’AGE negli anni Sessanta, e ne era diventato presidente negli anni Ottanta, avendo come predecessori Enrico Lucatello, Domenico Bortolino, Vittorio Chesi, Gustavo Selva, e come immediato successore Guido Farolfi.  Durante la sua presidenza ebbe luogo una scissione nel gruppo dei giornalisti europei d’Italia.

Nato il 18 giugno 1923 a Ceprano, fu sempre fiero delle sue origini ciociare ricordando i grandi conterranei, da Marco Tullio Cicerone a Vittorio De Sica, a Giulio Andreotti. Ma soprattutto è da sottolineare che il suo inserimento nel mondo della carta stampata avvenne nella fortunata coincidenza con il ritorno della democrazia in Italia, vacante da oltre vent’anni, nell’immediato dopoguerra. L’approdo all’attività della comunicazione era stato coltivato da Antonio sin dall’infanzia. Sembra quasi un racconto deamicisiano l’episodio narrato nella sua biografia di una maestra di terza elementare, ad Isernia, che recava nella borsetta i temi del piccolo Antonio e li leggeva in pubblico con evidente vaticinio sul futuro scrittore.

Se mi è consentito un ricordo personale, il mio pensiero va alla tribuna stampa degli anni della Costituente in cui il giovane cronista parlamentare seguiva i fecondi lavori di quel tempo per la “Tribuna del Popolo”, diretta da Gaetano Natale, un giornalista che aveva nel suo curriculum una assidua collaborazione con uno dei massimi leaders italiani: Giovanni Giolitti. Così avvenne la saldatura tra la vecchia classe politica, che ritornava sui banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama, e la nuova uscita dalle urne del 1946; e l’analoga ricongiunzione tra i colleghi reporters dell’epoca prefascista (Enrico Mattei, Mario Missiroli, Aldo Garosci, Leo Valiani) e le nuove promesse del giornalismo, tra le quali Antonio era lì a spiccare il volo.

La sua brillante attività di resocontista politico e di inviato speciale si è svolta su diverse testate tra cui, il “Giornale d’Italia” l’“Ansa”, il “Corriere della Sera”, il “Giornale” di Montanelli. E’ stato inoltre direttore del “Nuovo Roma”, dell’ “Agenzia Italia”, della “Gazzetta del Mezzogiorno” e di “Videosapere Rai”. Specialista in biografie, ha narrato la vita di molti personaggi classici, specialmente dell’antichità romana, di altri periodi storici, e di attori della scena contemporanea, tra cui Mussolini, Hitler, Pio XII, Vittorio Emanuele III. Ma si dilettava anche di frivolezze come quando scrisse, sempre per Mondadori,  l‘ “ABC dello snobismo”.

Il rimpianto dei giornalisti europei per Antonio Spinosa si unisce alle più sentite condoglianze ai suoi familiari.

 

 

 

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