Trattato e clima al centro del vertice europeo |
I
socialisti candidano Miliband agli esteri, escludendo Tony Blair
Altro tema caldo, dietro le quinte della riunione, il dibattito sul tema della presidenza dell’Ue prevista dal Trattato. Al riguardo si apprende che prima dell’inizio dei lavori, in una riunione di gruppo i capi di Stato e di governo del PSE hanno deciso di puntare alla poltrona di mister Pesc e non a quella di presidente stabile. Una scelta che rappresenta, senza mezzi termini, la bocciatura della candidatura di Blair e, nello stesso tempo, fa salire le quotazioni per l'incarico di Alto rappresentante della politica estera dell'Unione dell'attuale ministro degli esteri britannico, David Miliband. Una bocciatura dell'ex premier laburista perché per convenzione, se ai socialisti andrà il nuovo ministro degli esteri, sulla poltrona di presidente non potrà che sedersi un Popolare. Per quanto riguarda il trattato di Lisbona, i leader europei hanno accordato al presidente ceco Klaus le garanzie che chiedeva per firmare il documento. L'accoglimento della deroga dovrebbe consentire la ratifica finale del trattato. Il testo proposto dalla presidenza svedese di turno dell’Ue è stato approvato senza modifiche. L'euroscettico presidente Klaus aveva chiesto una deroga al fine di scongiurare richieste di risarcimenti da parte dei tedeschi sudeti espulsi dall'allora Cecoslovacchia nel '45. Difficile l’accordo sul clima. La proposta della Commissione europea parla di 100 miliardi di euro l'anno, dal 2020, quale onere per i Paesi più ricchi calcolando il contributo della Ue tra i 2 e i 15 miliardi euro l'anno tra il 2013 e il 2020. Ma i Paesi dell'Est, Polonia in testa, non ci stanno. Ma non ci stanno neanche Francia e Germania ad indicare una cifra, a mettere nero su bianco l'impegno europeo prima di conoscere la portata dei contributi degli altri paesi (Usa, Cina, India, ecc.). Secondo la Merkel e Sarkozy basterebbe mettere su carta un impegno di riferimento, generico, e poi, dicono, la cifra si potrebbe mettere a Copenaghen, una volta conosciuta la disponibilità degli altri grandi paesi. Dall'altra parte del tavolo c'e' invece la presidenza svedese, la Gran Bretagna, l'Italia, coloro cioè favorevoli a fare cifre e ad indicare impegni finanziari. Per il ministro degli esteri Frattini “l'Europa deve trattare con gli Stati Uniti per arrivare a un accordo politico su come affrontare il problema del cambiamento climatico: prima di questo non si può impegnare unilateralmente con un esborso finanziario”. L'Italia da tempo sostiene la necessità di conoscere stime e cifre il più precise possibili, così da poter capire per tempo quale sarà il suo impegno finanziario negli aiuti ai Pvs.
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