Spagna, legge sull’aborto verso la riforma |
Madrid, 27 novembre 2009 - La riforma della legge sull’aborto supera in Spagna il primo scoglio parlamentare. Con 183 voti a favore e 162 contro, il Congresso dei deputati ha respinto i sei emendamenti, presentati da opposizione e Partito popolare. Tra i punti più controversi della proposta del governo Zapatero, la possibilità di abortire senza il consenso dei genitori, fin dal sedicesimo anno d’età. In vigore dal 1985, l’attuale legislazione, consente l’interruzione di gravidanza soltanto in caso di violenza, malformazioni al feto o rischio per la salute fisica e mentale della madre. “Una legge – secondo il ministro per le pari opportunità Bibiana Aido – che va cambiata perché umilia le donne”. Di tutt’altro avviso, il Partito popolare accusa invece la riforma di riportare in auge pratiche totalitarie. “Questa legge – accusa il portavoce Sandra Moneo – è un chiaro esempio di liberalizzazione dell’aborto. Un sistema derivato dai regimi dell’ex Europa dell’est”. Alla protesta parlamentare si affianca quella di cattolici e associazioni per la vita. Migliaia gli scontenti scesi in piazza a Madrid, nelle grandi manifestazioni di marzo e ottobre. Fra le innovazioni previste, anche la possibilità di sottoporsi all’aborto fino alla quattordicesima, o alla ventiduesima settimana di gravidanza, in caso di malformazioni del feto o rischi per la salute. La riforma dovrà ora approdare in commissione.
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