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Clima, impegno per la foresta amazzonica


 

Manausa, 27 novembre 2009 - La strada che porta a Copenhagen passa da Manaus, in Brasile. Al vertice dei paesi amazzonici, i leader presenti, fra cui il presidente francese Nicolas Sarkozy, in rappresentanza della Guyana francese, hanno salutato il fatto che statunitensi e cinesi, i più grandi inquinatori della terra, abbiano finalmente tirato fuori le cifre del loro impegno contro il riscaldamento del clima.

Il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva ha definito “bibbia climatica” il documento uscito dall’incontro, il Brasile farà la sua parte ma si aspetta che i paesi ricchi facciano la loro. Sarkozy gli ha dato ragione: “Propongo che il 20% del credito sia investito nella protezione della foresta. Consacriamo il 20% del credito pubblico immediato alla lotta contro la deforestazione”.

La foresta amazzonica è il polmone della terra e, secondo il governo brasiliano, la responsabilità di preservarlo deve essere assunta da tutti i paesi, in particolare i più ricchi. Al vertice Onu sui cambiamenti climatici in programma nella capitale danese dal 7 al 18 dicembre, il presidente Lula chiederà investimenti per progetti di sviluppo sostenibili in Amazzonia, che tengano conto anche dei 22 milioni di persone che vivono in quell’ecosistema unico. Presente a Manaus, Greanpeace ha esortato Lula e gli altri leader a fare la storia, a mostrarsi coraggiosi per salvare il clima.

Si apprende intanto che ntro il 2020, la Svizzera ridurrà dal 20% al 30%, rispetto al 1990, le proprie emissioni di gas a effetto serra. Il Consiglio federale di Berna ha confermato oggi i propri obiettivi, fissando il mandato negoziale affidato a Moritz Leuenberger in vista della conferenza internazionale sul clima a Copenhagen.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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