Ue, rapporto sul clima: penalizzati paesi del Sud |
Bruxelles, 25 novembre 2009 - Il riscaldamento climatico globale, se non verrà controllato, potrebbe costare fino a 65 miliardi di euro all'Unione europea in particolare nei paesi del Sud dove l'agricoltura e il turismo sarebbero maggiormente colpiti. E' quanto emerso da un rapporto pubblicato oggi dal Centro comune di ricerca della Commissione europea. Secondo le previsioni, se la situazione climatica resterà invariata anche fra settant'anni, ''l'Ue, a causa dell'innalzamento della temperatura in Europa (da 2,5*C a 5,4*C), dovrà far fronte ad un abbassamento annuale del Pil dai 20 ai 65 miliardi di euro'', spiega il rapporto. Questo dato tiene conto di quattro aree estremamente sensibili ai cambiamenti climatici: l'agricoltura, le inondazioni, i cambiamenti delle aree costiere dovuti al movimento della popolazione e il turismo. Lo studio Ue ha preso in considerazione diversi scenari legati all'aumento della temperatura (da 2,5*C a 5,4*C) e al livello del mare (da 48 a 88cm) che potrebbero caratterizzare il vecchio continente nel 2080. In generale, nello scenario peggiore, i costi per lo spostamento delle popolazioni dovute all'inondazione del mare ridurrebbero il benessere annuale dei cittadini europei dello 0,46% e colpirebbero dai 775.000 ai 5,5 milioni di persone in più rispetto alle cifre attuali. In agricoltura la produzione dovrebbe diminuire a causa di una riduzione annuale del 10% del rendimento delle colture. Le inondazioni riguarderebbero dalle 250 mila alle 400 mila persone in più l'anno e ridurrebbero il benessere annuale dello 0,24%, soprattutto a causa dei danni agli edifici. Il turismo è l'unico settore a registrare un impatto praticamente neutro a livello europeo, seppur con forti variazioni regionali. I danni più rilevanti riguarderebbero soprattutto l'Europa meridionale e centrale. Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Bulgaria sarebbe i Paesi più colpiti. L'impatto sarebbe meno tragico per l'Europa centrale (Irlanda, Paesi Bassi, Francia, Romania e Polonia), ma comunque significative a causa dell'aumento delle inondazioni. L'eccezione riguarda il Nord Europa: Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania sarebbero i paesi dell'Unione Europea che potrebbero beneficiare dal riscaldamento globale per il differente impatto che registrerà l'agricoltura e per l'aumento della domanda turistica. Ma nello studio Ue non c'è posto per l'autocompiacimento: il costo globale del surriscaldamento del pianeta potrebbe essere molto più pesante per tutti - avvertono gli autori del rapporto - perché la ricerca non tiene conto degli impatti finanziari legati alle biodiversità, all'ecosistema e alle catastrofi naturali.
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