Corte europea su morte del no-global Carlo Giuliani |
Strasburgo, 25 agosto 2009 - Secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo, il carabiniere che durante il G8 di Genova nel 2001 uccise Carlo Giuliani agì per legittima difesa. E' quanto si evince da una sentenza pubblicata oggi sul sito della Corte. Nel luglio del 2001 Genova fu devastata da gravi disordini e scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, culminati con l'uccisione del giovane no-global Carlo Giuliani da parte di un carabiniere. La famiglia di Giuliani - padre, madre e sorella - si era rivolta ai giudici di Strasburgo sostenendo che la morte del ragazzo avvenne per un uso eccessivo della forza, che le operazioni per la gestione dell'ordine pubblico furono inadeguate, che sull'episodio non fu svolta un'indagine appropriata e che il governo italiano non fornì informazioni (o ne fornì di false). Secondo i giudici di Strasburgo, il carabiniere che sparò a Carlo Giuliani non ricorse ad un uso sproporzionato della forza, ma rispose ad un pericolo percepito come reale ed imminente per la sua vita e quella dei suoi colleghi. Il governo italiano, inoltre, ha cooperato a sufficienza con la Corte, consentendo un appropriato esame del caso. Le autorità italiane, secondo la Corte, non vennero meno all'obbligo di proteggere la vita di Carlo, non essendo stato riscontrato alcun legame tra la morte del ragazzo ed eventuali errori nell'organizzazione delle operazioni di ordine pubblico. Non essendo però stata ordinata alcuna inchiesta per stabilire se il fatto fosse imputabile ad una cattiva gestione di tali operazioni, lo stato italiano - hanno deliberato i giudici - ha violato gli obblighi procedurali e dovrà perciò risarcire con 40.000 euro i familiari del ragazzo. Il carabiniere venne prosciolto nel procedimento penale italiano per legittima difesa.
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