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Aids, la mortalità è calata del 18 per cento


 

Roma, 24 novembre 2009 - In Italia quattromila persone ogni anno contraggono l’Aids, in Africa 400 mila bambini nascono sieropositivi: l’epidemia della sindrome da immunodeficienza acquisita ha cifre impressionanti, ma se ne parla sempre meno. Queste le riflessioni alla vigilia della Giornata mondiale dell’Onu contro l’Aids che sarà celebrata il prossimo primo dicembre.

Consolano alcuni risultati della lotta all’epidemia, dovuti soprattutto alla prevenzione: le nuove infezioni, a livello mondiale, nel 2008 sono calate del 17% rispetto a otto anni prima. Ma resta pur sempre drammatica la cifra di 2 milioni settecento mila persone che si sono ammalate l’anno scorso, e che si aggiungono agli oltre trenta milioni di persone che hanno contratto il virus nel mondo. La cifra dei contagiati sale anche perché fortunatamente vivono più a lungo, sottolinea Michel Sibidé, direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all’Aids: “Sono migliorati i trattamenti, e la mortalità è calata del 18%”, aggiunge.

Chi muore, muore perché vive in paesi poveri: più di 5 milioni di persone non hanno accesso ai medicinali che consentono di bloccare il virus. Ma non ci si può nemmeno illudere che il problema sia altrove, in Africa: a Milano, per esempio, il 50% delle prostitute è sieropositivo, secondo i dati forniti dal Comune. E i clienti sembrano preoccuparsene sempre meno. Proprio per richiamare l’attenzione, il primo dicembre, Giornata contro l’Aids, saranno distribuiti nel mondo milioni di preservativi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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