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Forum su clima, recessione economica mondiale e democrazia

Stoccolma, Giornate europee per lo sviluppo



Stoccolma, 23 ottobre 2009 - Il surriscaldamento del pianeta e gli effetti dei cambiamenti climatici costituiscono una "minaccia reale" alla realizzazione degli Obiettivi Onu di sviluppo del Millennio. E' uno dei temi affrontati nel corso delle Giornate europee per lo sviluppo, in corso a Stoccolma. "I Paesi in via di sviluppo hanno urgente bisogno di liquidità a breve termine per superare gli shock immediati della crisi", ha sottolineato Jean-Louis Sarbib, amministratore delegato della Development Gateway Foundation, un'organizzazione internazionale non-profit impegnata nella lotta contro la povertà.

"La Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, con l'Ue e il sostegno di altri donatori hanno già iniziato a prendere provvedimenti". In particolare, ha spiegato, "una delle priorità e' l'Africa, dove occorre preservare le conquiste di questi ultimi anni". In Africa, gli ha fatto eco Paschal Mihyo, direttore esecutivo del Organization for Social Science Research in Eastern e Southern Africa, "qualche progresso è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. La mortalità materna infantile è in aumento. Il numero dei bambini vaccinati è salito, ma la vaccinazione non garantisce stabilità, specialmente quando i livelli nutrizionali rimangono bassi". L'esperto ha spiegato che "le minacce più pericolose sono costituite da insicurezza dei generi alimentari e cambiamenti climatici, mentre malattie respiratorie e la malnutrizione sono la prima causa di morte".

Dopo anni di crescita costante, anche l'Africa sta pagando il pedaggio alla crisi economica. Il tasso di crescita previsto per il 2009 è del 1,5% rispetto al 5,6% del 2008. A causa della recessione a livello mondiale, si prevede che il fabbisogno finanziario dei Paesi a basso reddito sarà, per la fine dell'anno, di 25 miliardi di dollari, mentre recenti stime della Banca Mondiale prevedono che 46 milioni di persone vivranno con un dollaro e 25 centesimi al giorno, e altre 53 milioni con due dollari. Ed è solo la cima di un iceberg. Sono tra i 130 e i 153 milioni coloro che, dal 2008, a causa della crisi economica, vivono sotto la soglia di povertà".

Questa situazione, ha aggiunto l'esperto, "costituisce una minaccia per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio. Secondo il comitato dei ministri delle finanze africani e dei governatori delle banche centrali, "se all'inizio gli effetti della crisi erano labili, adesso il quadro è chiaro: le imprese vengono spezzate via, così come le miniere. Diminuiscono i posti di lavoro, i livelli di reddito e la qualità della vita". Sono soprattutto i paesi più 'fragili' a subire queste ripercussioni.

"Come evidenziato nella prima relazione europea per lo sviluppo, quest'anno incentrata sull'Africa - dice Francoise Moreu, direttore dell'unità di studio dell'Unione europea che si occupa della valutazione della coerenza delle strategie con gli obiettivi - il progresso verso il raggiungimento degli Obiettivi è in ritardo nei paesi più indietro, dove i costi della governance sono alti in termini sociali, economici e umani, specialmente dove ci sono guerre o conflitti".

Coerenza e pianificazione aiuti

L'Unione europea è in una posizione privilegiata per influire sullo sviluppo dei Paesi più poveri. E' la tesi sostenuta da Francois Moreu, direttore dell'unità di studio dell'Unione europea che si occupa della valutazione della coerenza delle strategie con gli obiettivi del Millennio: "La Ue ha reagito in maniera tempestiva per aiutare le nazioni arretrate che dovevano reagire alla crisi economica, dimostrandosi anche all'altezza di guidare gli interventi a livello internazionale, durante le riunioni del G8 e del G20".

Louis Thomas, del dipartimento britannico per lo sviluppo internazionale ha rilevato che "con il 60% degli aiuti per lo sviluppo a livello mondiale provenienti dall'Europa, l'Unione ha dimostrato quanto la propria politica sia importante per i Paesi arretrati". Questo vale in particolare per l'Africa. Come ha ricordato Moreau: "L'Europa è il principale donatore, nonché partner commerciale, dell'Africa. Inoltre ha una vasta gamma di politiche che vanno oltre l'assistenza". Rimane dunque un interrogativo, il più importante: quali sono le politiche che oggi si devono adottare per aiutare i paesi più poveri, in particolare quelli africani?

Una prima risposta la fornisce Pascal Mihyo, direttore esecutivo dell'Organizzazione per la Social Science Research in Africa sudorientale: "Per ridurre la povertà bisogna affrontare i problemi strutturali del continente, a partire dalla mancanza di capacità tecniche e tecnologiche per sviluppare proprie conoscenze, servizi e prodotti". E' inoltre opinione unanime che ogni Paese necessiti di interventi specifici da pianificare accuratamente. Secondo Stephan Klasen: "E' importante individuare perché gli obiettivi di sviluppo del Millennio abbiano risultati scostanti. Conflitti? Malgoverno? Ragioni prettamente economiche? Non c'è una risposta unica. Ogni Paese arretrato deve stabilire una propria agenda politica specifica. I donatori devono poi sostenere le iniziative del sud del mondo per rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo".

Kenya "serve fondo ad hoc per clima"

Istituire un fondo per aiutare i Paesi poveri ad adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici. Lo ha chiesto Raila Odinga, primo ministro del Kenya, al seminario di Alto livello sulla 'Comprensione dei costi di adattamento ai cambiamenti climatici', in occasione della quarta edizione delle Giornate europee dello sviluppo, in corso a Stoccolma, in Svezia. "Siamo pronti a rinunciare alla strada 'sporca'", ha sottolineato Odinga riferendosi allo sviluppo basato sui combustibili fossili,"ma abbiamo bisogno di assistenza".

Gli esperti hanno illustrato un importante studio della Banca mondiale sui costi di adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici. Lo studio stima che, per adattarsi all'aumento di due gradi Celsius di temperatura nel periodo 2010-2050, il costo che i Paesi in via di sviluppo dovranno sostenere sarà compreso tra i 75 e i 100 miliardi di dollari annui. Odinga ha spiegato: "Non e' sufficiente dire che cosa accadrà con l'aumento di due gradi di temperatura. Abbiamo bisogno di 2 miliardi di dollari all'anno per adeguarci, e altri Paesi africani hanno gli stessi bisogni".

Le Giornate europee dello Sviluppo sono un forum annuale organizzato dalla Commissione europea e dal Paese che detiene la presidenza dell'Unione europea, attualmente la Svezia. Riuniscono 4mila persone e 1.500 organizzazioni della Comunità di sviluppo. Partecipano delegati provenienti da 125 Paesi, tra cui capi di Stato e principali figure mondiali, molti dei quali vincitori del Premio Nobel. Temi cruciali al centro dell'edizione di quest'anno sono il cambiamento climatico, la recessione economica mondiale, la democrazia e lo sviluppo.

Pachauri: Ue pronta ad azione incisiva e trainante

Un'azione politica "coordinata e incisiva di governi e società civile per investire sulla tecnologia 'verde' e adottare allo stesso tempo uno stile di vita sostenibile". Quando mancano sei settimane alla conferenza sul clima di Copenaghen, il presidente del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), Rajendra Kumar Pachauri, ha lanciato questo appello da Stoccolma.  

Sul piatto della bilancia, ha avvertito il Nobel per la Pace 2007, "c'è la salute del pianeta, e quindi quella dei nostri figli e nipoti". Pachauri ha elogiato l'Europa per le sue iniziative di contrasto ai cambiamenti climatici e soprattutto l'impegno del nuovo governo del Giappone di ridurre le emissioni di Co2 del 25% entro il 2020. "L'Europa è stata un faro e anche oggi può prendere l'iniziativa", ha sollecitato l'esperto, "e rappresenta la nostra migliore speranza".

Riferendosi alle Giornate europee per lo Sviluppo di Stoccolma, Pachauri ha ricordato che i governi sono chiamati a intraprendere un percorso "rigoroso di mitigazione" agli effetti dei cambiamenti climatici costerebbe non più del 3% del Pil. Tra i vantaggi di questo percorso, ha sottolineato il Premio Nobel, ci sono "l'aumento dell'occupazione, una produttività dell'agricoltura più elevata e maggiori benefici per la salute". L'esperto ha poi spiegato che "dobbiamo considerare l'adattamento climatico dal basso verso l'alto".

Le diverse regioni del mondo, ha continuato, "hanno differenti impatti. Occorre trovare un modello di riferimento perchè, in caso contrario, è alto il rischio che si verifichino speculazioni". Questa "dovrebbe essere la prima e più importante questione in agenda per individuare e definire quanto deve essere fatto a livello locale", ha argomentato. Pachauri inoltre ha annunciato che "un fondo parzialmente finanziato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico supporterà la ricerca sugli effetti locali dei cambiamenti climatici".

Pachauri è presidente del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc) dal 2002; nel 2007 ha condiviso il premio Nobel per la pace con l'ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. Nel dicembre 2009, i leader di 190 Paesi si riuniranno a Copenaghen per affrontare una delle crisi più urgenti dello sviluppo dei nostri tempi: negoziare un nuovo patto per ridurre le emissioni di gas serra e sostituire il protocollo di Kyoto, che scadrà nel 2012.

Yunus: la crisi sia occasione per ripensare il sistema finanza

La crisi globale offre ai leader mondiali l'occasione per "ripensare, riprogettare e riorganizzare il sistema finanziario crollato nel 2008". E' l'appello lanciato da Muhammad Yunus Premio Nobel per la Pace 2006 nel corso del forum di Stoccolma. Il direttore generale della Banca Grameen è intervenuto nella sessione plenaria sul tema ‘Risposta alla recessione economica globale'. "I due terzi della popolazione mondiale - ha sottolineato il Nobel per la Pace - sono lasciati fuori e questo implica che non potranno lavorare. Perchè non favorire la loro inclusione?". Yunus ha ribadito che "il sistema di microcredito sostenuto dalla Banca Grameen e altre iniziative simili dimostrano che progetti inclusivi possono avere successo". E ha spiegato: "Alla società civile deve essere data la possibilità di rivestire un ruolo più importante nel sistema economico. Il modello prevalente favorisce il profitto perseguito dal mondo degli affari, con i governo che prendono le decisioni per i cittadini".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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