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Frattini: immigrazione problema europeo

 

Rimini, 23 agosto 2009 - Il problema dell'immigrazione “è un problema dell'Europa, non solo di Malta, dell'Italia o della Grecia. L'Unione europea ha fatto molte affermazioni, ma non ha ancora risposto alla domanda, ovvero cosa succede quando un gruppo di immigrati arriva alle porte dell'Europa, ad esempio in Sicilia. E' possibile che sia un problema soltanto italiano? Secondo noi no”. Ad affermarlo è il ministro degli esteri, Franco Frattini, che al margine del meeting di Comunione e liberazione di Rimini, commentando la tragedia che si è consumata nelle acque siciliane, ha osservato che “i rifugiati devono trovare alloggio e sostentamento secondo un criterio di distribuzione in tutti i paesi europei, e non solo nel paese di arrivo”.

Frattini rileva che al di là delle dichiarazioni politiche “qui è mancata l'Europa nel dire: Tutti noi europei, e siamo 27 Paesi, ci dobbiamo fare carico di queste persone. Questa la domanda all'Europa che quando avrà risposto avrà dimostrato la sua solidarietà”. Per il ministro degli esteri "l'Italia, certamente, di questa ultima tragedia non è responsabile, ma è stata parte della soluzione - osserva - perché “quei cinque disperati li abbiamo salvati noi, fino a prova contraria. Altri non lo avevano fatto” . Quindi i problemi non si affrontano con le polemiche, piuttosto, secondo Frattini, è necessario “creare le condizioni perché la gente disperata sia un po' meno disperata e venga in Italia in quanto l'Italia è la porta dell'Europa. “Noi dobbiamo chiedere all'Europa - insiste Frattini - che si faccia carico degli oneri e delle responsabilità. Diecimila persone che arrivano a Lampedusa certamente l'Italia non è in grado di tenerle. Ventisette Paesi europei - osserva - potrebbero dividere in parte le responsabilità”.

“Noi abbiamo la convinzione profonda, come governo italiano - spiega - che la vita umana valga più di qualsiasi altra cosa e che quindi quando è in pericolo tutto si deve fare per salvarla. Si tratta di un principio assoluto sul quale non possiamo derogare né discutere. Ecco perché l'Italia in Europa in questi ultimi anni è stato il paese più largamente impegnato a salvare vite in mare. Nel nostro Paese le forze di polizia e la Marina militare hanno salvato solo nell'ultimo anno un migliaio di persone".

"Detto questo, la politica dell'immigrazione non è salvataggio di vite umane, quello è un dovere assoluto. La politica è qualcosa di più complesso: vuol dire garantire ai paesi di provenienza soprattutto dell'Africa sub-sahariana una alternativa all'emigrazione per disperazione”. Per Frattini è altrettanto importante “collaborare con i paesi di origine e di transito affinché i flussi siano regolati, perché”altrimenti lasceremmo queste persone disperate nelle mani del traffico di esseri umani, che è lo schiavismo del XXI secolo”.

Frattini fa notare che al di là dell'immediato soccorso vi sono degli obblighi internazionali. C’è una zona che si chiama di ricerca e salvataggio maltese che deve essere coperta da Malta. “Un'area di quasi 250 mila chilometri quadrati di mare grande come quanto l'intero territorio italiano, un'area che noi abbiamo detto essere forse un po' troppo grande per la piccola Malta.
Continuiamo a ritenere - insiste Frattini - che un negoziato con Malta per quello spazio di mare sia indispensabile per l'intera comunità internazionale. Ma Malta ha detto di no e per negoziare bisogna essere in due”.

Il ministro degli esteri ha poi chiarito che non c'è alcuna certezza sul numero di eritrei morti al largo delle coste siciliane: “la Procura di Agrigento potrà probabilmente rivolgere richieste ai maltesi che li hanno incontrati per primi. Noi, questi poveretti, questi cinque, li abbiamo salvati soltanto quando sono arrivati nelle acque italiane. Se vi sarà una rogatoria internazionale questa potrà anche spiegare se vi sono stati pescherecci di altri paesi, certamente non italiani, che li hanno incontrati e li hanno lasciati andare”.

A proposito della visita a Tripoli del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per incontrare il leader libico Gheddafi, Frattini dice di ritenerla “molto opportuna” perché Gheddafi è il presidente dell'Unione africana, perché con la Libia noi abbiamo dimostrato al resto del mondo di avere rotto con il colonialismo - non lo ha fatto nessun altro paese e ne rivendichiamo il merito, e perché con la Libia abbiamo un rapporto ormai consolidato che non è un rapporto solo economico ma di collaborazione mediterranea”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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