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Discorso inaugurale del presidente all’Assemblea di Strasburgo

Buzek: le sfide di un'Europa comune

 

Strasburgo, 15 settembre 2009 - Jerzy Buzek è il primo presidente di un'istituzione europea che viene dall'altra parte della Cortina di ferro. E tutto il suo discorso inaugurale è stato impregnato dalla convinzione che non esistono una vecchia e una nuova Europa, ma solo un'Europa: l'Europa unita. Che deve affrontare insieme le più difficili sfide del presente, a partire dalla crisi economica. In molti hanno visto nella sua elezione un “simbolo” di un sogno diventato realtà: quello dei Paesi al di là della Cortina di Ferro di far parte di un'Europa unita. Oggi il presidente si è rivolto a quest'Europa per condividere la sua visione e le  priorità per i prossimi due anni e mezzo.

Crisi economica, solidarietà europea, sicurezza energetica e ambiente, politica estera e diritti umani, rapporto con i cittadini: queste le priorità individuate dal polacco Jerzy Buzek nel suo discorso inaugurale. "Essere uniti e resistere al protezionismo": questo il principale messaggio sulla situazione economica, che richiede uno sforzo supplementare di solidarietà da parte dei Paesi europei: "Non c'é comunità quando i più deboli sono lasciati ai margini", ha allertato il presidente, strappando gli applausi dell'aula.

In questo senso anche il messaggio sull'immigrazione, "che ha sempre portato benefici all'Europa": è necessario che il processo migratorio sia accompagnato da uno sforzo di integrazione da parte dei migranti. Il presidente nel suo discorso, pronunciato interamente in polacco, ha poi enfatizzato il ruolo delle donne nella società e la necessità di fare di più perché la vita familiare non sia d'ostacolo alla carriera femminile. Ancora applausi dai banchi dell'emiciclo.

E poi l'energia: “i cittadini magari non capiscono la geopolitica, ma capiscono quando il riscaldamento non funziona”. Solo una politica energetica comune e un maggior impiego di fonti rinnovabili può garantire la sicurezza del continente. Senza dimenticare la necessaria 'rivoluzione verde', che dovrà combinare nuove tecnologie a una limitazione dei consumi.

Passando alle priorità della politica estera, Buzek ha ricordato che "il nostro partenariato strategico con la Russia è importante ma, come per la Cina, non possiamo permettere che le considerazioni di ordine economico e politico scavalchino i diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia". Altro caloroso applauso dall'aula. Il presidente ha poi ricordato che l'allargamento continua ad essere una delle politiche vincenti dell'Ue, e che “l'adesione della Croazia e probabilmente dell'Islanda appaiono sempre più vicine”.

Buzek ha dedicato l'ultima parte del suo intervento alla riforma interna del Parlamento, insistendo sulla necessità di vivacizzare i dibattiti parlamentari e di usare meglio le nuove tecnologie, in vista delle prossime elezioni ma anche per diffondere online le attività dell'assemblea.

Sostegno dai gruppi politici

L'importanza di “riavvicinare l'Europa ai cittadini” è stata ripresa anche da Joseph Daul, capogruppo dei popolari - il gruppo in cui è eletto Jerzy Buzek. Daul ha garantito sostegno totale alle priorità elencate dal presidente, e si è detto fiero di aver convinto tutti gli altri gruppi ad appoggiare la sua candidatura.

Anche i socialisti e democratici, per voce del loro leader Martin Schultz, hanno espresso apprezzamento per il discorso del neo-presidente, mettendolo però in guardia: "sta assumendo un incarico difficile in un momento difficile per il Parlamento. Per la prima volta, vediamo in quest'aula forze che sono contro l'Europa. Per la prima volta, il consenso europeo è a rischio."

Guy Verhofstadt, che ha preso la parola a nome del gruppo liberale, ha elencato le tre priorità su cui è certo che Buzek potrà dare un contributo nei prossimi anni: "più voce e più ascolto dei cittadini europei; più democrazia; e più integrazione europea".

La sfida dell'integrazione fra Est e Ovest, per la co-presidente dei Verdi Rebecca Harms, è ancora più ardua in tempi di crisi perché "le ineguaglianze pesano gravemente sulle spalle di tutti".

"Presidente, la sua elezione costituisce un momento storico...anche se non la pensiamo allo stesso modo su certe cose, un possibile compromesso c'é sempre", ha affermato il connazionale polacco Michał Kaminski, portavoce del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.

Il Parlamento deve "aprirsi di più" e far sì che le decisioni "siano prese in modo trasparente: se gli stessi parlamentari non si sentono coinvolti nei lavori dell'aula, come possiamo aspettarci che lo siano i cittadini?", si è chiesta Eva Britt Svensson, parlando a nome della Sinistra Unita.

A nome del gruppo 'Europa della Libertà e della Democrazia' è intervenuto Francesco Speroni, che ha espresso le sue perplessità sul funzionamento dell'istituzione parlamentare: "uno dei problemi è che non abbiamo potere d'iniziativa. Scriviamo costantemente risoluzioni, o firmiamo dichiarazioni scritte, ma poi non succede niente".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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