Onu, “grave preoccupazione” per San Suu Kyi |
New York, 13 agosto 2009 – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato un documento che esprime “grave preoccupazione” per la sentenza nei confronti della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi. La dichiarazione – un compromesso tra i paesi occidentali e la Cina - non contiene la richiesta esplicita di liberare il premio Nobel per la pace, che figurava invece in una bozza proposta dagli Stati Uniti. Nel documento si ribadisce l'importanza della liberazione di tutti i prigionieri politici e si sottolinea “che il futuro della Birmania è nelle mani della sua popolazione”. Alla giunta dei generali viene chiesto di “prendere ulteriori misure per creare le necessarie condizioni per un dialogo genuino”. Si registra, intanto, una tenue apertura della dittatura birmana all’Occidente. Il senatore statunitense Jim Webb, presidente della commissione per affari dell'Asia dell'Est e del Pacifico, sarà da venerdì prossimo a Myanmar per una visita di tre giorni per incontrare i vertici della giunta dopo la sentenza che ha prolungato la detenzione di Aung San Suu Kyi, con l’effetto di tenerla fuori dalle prossime elezioni. Il senatore Webb, democratico, ritenuto molto vicino a Barack Obama, dovrebbe incontrare anche e soprattutto il capo della giunta militare di Naypyitaw, il generale Than Shwe. E’ la prima volta in almeno dieci anni che un alto esponente delle istituzioni americane si reca a Myanmar per una visita ufficiale. L’Unione europea ha varato nuove sanzioni contro la giunta militare birmana: lo annuncia la presidenza in un comunicato. Le nuove sanzioni prevedono che i quattro responsabili del verdetto contro Aung San Suu Kyi siano aggiunti alla lista delle persone indesiderate nella Ue, i cui beni saranno congelati. “In reazione al verdetto contro Aung San Suu Kyi e data la gravità della violazione dei suoi diritti fondamentali, il Consiglio ha adottato oggi nuove sanzioni contro la Birmania”, si legge nel comunicato della Ue. I 27 hanno anche esteso la lista delle persone e delle società birmane, o la cui proprietà è collegata al regime, soggette a misure restrittive.
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