Onu, dibattito sulla condanna della giunta birmana |
New York, 12 agosto 2009 - Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rinviato a domani ogni decisione su una nuova dichiarazione contro la giunta militare birmana, dopo la condanna inflitta alla leader dell'opposizione democratica Aung San Suu Kyi. A bloccare il progetto di dichiarazione degli Stati Uniti sono stati la Cina, la Russia, il Vietnam e la Libia, i cui ambasciatori al Palazzo di Vetro hanno chiesto del tempo per consultazioni con i propri governi. La rappresentante Usa presso l'Onu, Susan Rice, ha spiegato che gli Stati Uniti propongono l'adozione di una dichiarazione da parte dei 15 membri del Consiglio di sicurezza che condanni la Birmania per avere deciso di prolungare gli arresti domiciliari ad Aung San Suu Kyi. Già in passato la Cina, principale partner commerciale della Birmania e la Russia hanno bloccato tale misura. Il premio Nobel per la pace ha già passato 14 degli ultimi 20 anni agli arresti. L'ambasciatore britannico John Sawyers, presidente di turno del Consiglio di sicurezza, ha reso noto che il dibattito riprenderà oggi dopo la presentazione del progetto di dichiarazione alle varie capitali per un esame. Nel testo del massimo organo delle Nazioni Unite viene lanciato un appello alla Birmania affinché Aung San Suu Kyi e tutti gli altri prigionieri politici siano liberati immediatamente. Si esprime una "grave preoccupazione per l'impatto politico" della sua condanna e si raccomanda la tenuta di elezioni libere e regolari "con la piena partecipazione di tutti gli attori politici" tra cui Aung San Suu Kyi. Già nel maggio scorso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per la liberazione dei 2.100 prigionieri politici in Birmania, fra cui il premio Nobel della pace. Si apprende intanto che i legali di Aung San Suu Kyi hanno espresso l’intenzione di ricorrere in appello, e che a New Dehli gli attivisti birmani hanno inscenato una manifestazione di protesta contro la sentenza reclamando la liberazione del Premio Nobel per la pace, immediata e senza condizioni.
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