In piedi contro i cambiamenti del clima |
Roma, 12 ottobre 2009 - Mettersi in piedi, tutti insieme, e fare un 'nodo' come simbolo per ricordare gli impegni presi e l' unione di tutti i Paesi da nord a sud. E' il senso dello 'Stand up' 2009 che quest'anno, dal 16 al 18 ottobre promosso dalle Nazioni Unite, dalla Caritas italiana, dalla Uisp (Unione sport per tutti) e dal Wwf, con il patrocinio del Coni e della Rai, chiede essenzialmente due cose: combattere la povertà e i cambiamenti climatici, per raggiungere gli obiettivi del millennio. Lo Stand up è la più grande mobilitazione mondiale contro la povertà: nel 2008 ha visto 'in piedi' oltre 116 milioni di persone (il 2% della popolazione mondiale), mentre in Italia, la prima in Ue, hanno superato le 400.000 (pari a 1 cittadino ogni 150). Per partecipare, e soprattutto per essere 'contato' come una persona che si è alzata, bisogna registrarsi su uno dei siti dell'evento (standupitalia.it; campagnadelmillenio.it; caritasitaliana.it; wwf.it) che organizzerà centinaia di iniziative in molte città italiane. Anche la Lega calcio ha previsto lo Stand up per domenica 18 ottobre negli stadi di serie A prima del fischio di inizio. Sul versante della lotta alla povertà l'obiettivo è dello 0,70% del Pil al 2015 di aiuti ai paesi poveri, mentre per i cambiamenti climatici il taglio delle emissioni globali di gas serra dovrebbe essere quello fissato al 40% al 2020 e all'80% al 2050. In particolare, dice Marta Guglielmetti, coordinatrice della Campagna del millennio delle Nazioni Unite, "in Italia si fa lo Stand up per ricordare due cose al governo: rispettare gli impegni per aumentare l'aiuto pubblico allo sviluppo e alla cooperazione internazionale", che sono ora fermi allo 0,10% del Pil contro una media Ue che arriva allo 0,51%, e "assumere un ruolo decisivo nei negoziati sul cambiamento climatico" in previsione della Conferenza dell'Onu a Copenaghen. Il responsabile delle relazioni internazionali della Caritas italiana, Paolo Beccegato, afferma che "la priorità è l' Africa" e, riportando le parole di un vescovo africano in Italia per il sinodo del continente, "lo sfruttamento è arrivato a proporzioni mai raggiunte finora". Il presidente delle Ong italiane, Sergio Marelli, chiede invece "un nuovo impegno a partire dalla Finanziaria al governo italiano sulla cooperazione, dopo le promesse non mantenute al G8 de L'Aquila".
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