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Trieste, seminario su Balcani e Unione europea

 

Trieste, 10 ottobre 2009 - L'allargamento dell'Unione europea con l'entrata dei nuovi Paesi balcanici, sorti dalle macerie del regime comunista della ex Jugoslavia, sembra ancora un obiettivo lontano, almeno se si guarda alla situazione reale di Bosnia, Erzegovina, Croazia, Serbia, Macedonia, dove i livelli di democrazia sono ancora bassissimi e i retaggi dei poteri dittatoriali tardano ad essere superati. Tuttavia bisogna continuare a lavorare per far crescere il dialogo sociale come unica strada possibile per avvicinare quelle culture agli standard europei e far crescere un accettabile livello di democrazia e di libertà.

E' questo in buona sostanza il messaggio che esce dalla due giorni di dibattito e di confronto fra esponenti del mondo politico, culturale, della società civile e delle organizzazioni di lavoratori cattolici, riuniti a Trieste per un seminario internazionale di studi organizzato dal Movimento cristiano lavoratori in collaborazione con Feder. Agri, Eza e Napredak. Come ha sottolineato Branislav Čanak, presidente del sindacato Nezavisnost (Serbia), “alcune cose che ci sembrano impossibili nei Balcani diventano possibili, ma questo dipende dalle persone e dal sistema dei valori: i valori determineranno se i Balcani sono destinati a rimanere una terra di guerre e di sangue o se potranno costruire il loro futuro in Europa”. Secondo Čanak “è ancora viva la mentalità di Milošević e in questo modo la Serbia non entra in Europa”.

Il presidente del Parlamento austriaco, Fritz Neugebauer, si è soffermato a lungo sulle origini e sull'importanza strategica dell'Unione europea. I vari processi di allargamento, ha sottolineato Neugebauer, hanno fatto sì che “l'area del Mediterraneo sia diventata fulcro dell'azione europea, avvicinando in qualche modo l'Europa alle coste africane. Proprio per questo - ha concluso il presidente del Parlamento austriaco - non può essere solo un problema italiano quello che succede a Lampedusa. Il futuro dell'Europa passa proprio attraverso i Balcani”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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