Iran, le autorità ammettono casi di tortura |
Teheran, 9 agosto - Le autorità iraniana hanno ammesso che alcuni dei prigionieri arrestati dopo le proteste per la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad sono stati torturati. Lo ha riconosciuto il il procuratore generale dell'Iran, Ghorbanali Dorri Najafabadi, secondo quanto riferito dal New York Times secondo cui Ghorbanali, in una conferenza stampa, ha parlato di “errori” che hanno portato “a pochi, dolorosi, casi che non possono essere difesi: chi vi è coinvolto dovrà essere punito”. Tra i casi citati le torture, c'è “il campo di Kahrizak”, il cui responsabile è stato arrestato, dove sono morti almeno 3 detenuti nella struttura situata nella zona sudorientale di Teheran chiusa dopo pochi giorni. Il procuratore generale ha poi riferito che ci sono stati circa cento arresti al giorno da quando sono cominciate le proteste contro l'esito dichiarato delle elezioni, ma che si sono fatti tutti gli sforzi possibili per liberare ogni giorno altrettante persone. Secondo Ghorbanali nelle prigioni iraniane ci sono attualmente 200 detenuti per fatti collegati alle manifestazioni. Si apprende intanto che i pasdaran hanno preso posizione contro il candidato dell’opposizione iraniana Mir Hossein Mussavi, l’ex presidente riformista Mohammad Khatami e contro l’altro candidato dell’opposizione Mehdi Karrubi che dovrebbero finire sul banco degli imputati per il ruolo svolto nei disordini divampati nel Paese dopo le elezioni. L’Europa continua a seguire con apprensione la sorte di Clotilde Reiss e di due dipendenti delle ambasciate francese e britannica imputati nel processo per le manifestazioni contro la rielezione di Ahmadinejad. E condanna il procedimento giudiziario. Accusata di aver attentato alla sicurezza del regime islamico, la ricercatrice francese avrebbe ammesso di aver redatto un rapporto per l’ambasciata del suo Paese e avrebbe chiesto scusa.
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