L’ Europa tra innovazione e rapporti transfrontalieri | ||
di Carmelo Occhino
L’ Unione europea dedica ogni anno ad una particolare tematica per sensibilizzare i cittadini e richiamare l’attenzione dei governi su uno specifico argomento. Il 2009 è dedicato alla creatività e all’innovazione. Due elementi cardine del cambiamento per una società che vuole progredire. Convegni, mostre e dibattiti si stanno svolgendo in tutta Europa per alimentare l’ interesse del mondo dell’imprenditoria e della scuola, degli ambienti scientifici , delle istituzionali e dei media verso un problema che non si può eludere: senza formazione e senza ricerca non c’è sviluppo. L’appello delle istituzioni comunitarie è stato rilanciato anche dalla sezione italiana dell’Associazione dei Giornalisti Europei che ha voluto dare il proprio contributo con un convegno promosso in collaborazione con il Consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Rieti e con la locale Camera di commercio. Nella cittadina laziale si sono riuniti imprenditori, amministratori pubblici e privati, ricercatori, docenti, studenti e rappresentanti delle associazioni di categoria. L’attenzione è stata incentrata sull’apprendimento permanente come motore e fattore chiave per lo sviluppo delle competenze personali, professionali, imprenditoriali e scientifiche. Una società che non dedica i propri sforzi alla formazione continua per tutto l’arco della vita ed alla ricerca non ha futuro. E’ un chiaro messaggio per chi pensa di poter risolvere i problemi vitali della comunità chiudendosi a riccio, nel ristretto ambito della propria azienda o nelle aule delle università. E’ necessario continuare a sviluppare le capacità intellettive, stimolare l’inventiva, sollecitare il confronto e la ricerca scientifica, impegnare fondi pubblici e privati perché la creatività e l’innovazione abbiano il necessario e giusto impulso. Una società che si attarda sui successi raggiunti e che non pensa a traguardi superiori rischia non solo l’invecchiamento della filiera produttiva ma anche il collasso economico, dovuto anche al rallentamento degli scambi commerciali e, quindi, allo sbilancio in negativo tra importazione ed esportazione. Il mercato ha bisogno di nuovi prodotti, che rispondano alle esigenze del veloce sviluppo generazionale. Per questo sono necessarie rinnovate strutture aziendali, relazioni industriali sempre migliori, maggiore collaborazione tra pubblico e privato, fondi freschi e “veri” per la ricerca. L’ Unione europea, che è già potenza economica mondiale, non vuole attardarsi sui traguardi raggiunti. Il messaggio è chiaro: ciascun paese della comunità deve contribuire alle necessarie sinergie perché non si creino squilibri regionali – dove per regione s’intende ciascuno dei 27 paesi dell’Unione - e si proceda verso la coesione comunitaria, che è fonte di sviluppo economico e quindi di sviluppo sociale. L’Europa mira all’equilibrio sociale interno e, quindi, a realizzare una maggiore coesione territoriale. Per questo è anche impegnata in azioni che agevolino l’integrazione transfrontaliera: un esempio viene da Belgio, Olanda e Lussemburgo, che operano già come una grande ed unica regione pur mantenendo la propria identità nazionale. Proprio la tematica dell’integrazione transfrontaliera e dei rapporti con i paesi limitrofi extra-europei sarà al centro del dibattito del prossimo congresso dell’ Association des Journalistes Européens (AJE/AEJ), che si terrà a Maastricht in novembre. Sono importanti e vitali per l’Unione anche i rapporti con i paesi “extra-comunitari” confinanti, dell’area dei Balcani e della sponda sud del Mediterraneo. Con questi stati sono in atto cosiddette “azioni di buon vicinato”, come quelle che si sono concretizzate, dallo scorso anno, nella creazione della Zona di libero scambio tra Europa, Tunisia, Algeria e Marocco ed altri paesi del nord-Africa. Ciò sta favorendo maggiori scambi commerciali e nuovi insediamenti produttivi. L’Europa, è certo, non può costruire da sola il proprio futuro e non può fare a meno della creatività e dell’innovazione.
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