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I federalisti esortano Praga e Varsavia a firmare il Trattato 

 

Roma, 4 ottobre 2009 - Il Movimento federalista europeo esorta Praga e Varsavia a ratificare il Trattato di Lisbona per rimuovere gli ultimi ostacoli al cammino della nuova Europa. In una nota diffusa oggi il Movimento federalista considera che “i presidenti euroscettici della Polonia e della Repubblica Ceca, la cui firma è l’elemento mancante per completare il processo di ratifica, non hanno più argomenti per bloccare l’entrata in vigore del Trattato. Eppure Vaclav Klaus ha dichiarato che la sua firma non è all'ordine del giorno. Il  piano del presidente ceco è noto: ritardare la ratifica fino alle elezioni inglesi, con la speranza che i conservatori, una volta tornati al potere, affossino il Trattato”.

“Per due volte di seguito – si legge nel documento - i governi europei si sono dimostrati imprevidenti, sottoponendo ad una ratifica unanime prima la Costituzione europea e poi il Trattato di Lisbona. Se ora accettano il ricatto di un solo uomo, si espongono al ridicolo. La Repubblica ceca sia posta di fronte ad una alternativa secca: o completa la ratifica con la firma del presidente o esce dall'Unione”.

“Per evitare il ripetersi di simili vicende, in futuro bisognerà prendere altre strade. Il Trattato di Lisbona – si osserva - è un passo nella giusta direzione. Infatti, anche se ha abbandonato ogni riferimento al linguaggio costituzionale, esso sviluppa la costituzionalizzazione e la democratizzazione dell’Ue: la Carta dei diritti assume valore vincolante, le materie assegnate alla codecisione tra Parlamento e Consiglio passano dal 60% al 90%, si introducono le cariche permanenti del Presidente del Consiglio europeo e di un quasi-ministro degli esteri”.

“L'Unione europea – ricorda il documento federalista - rimane però senza un governo e senza una Costituzione, dunque un organismo poco efficiente e poco democratico. Per trasformarla in una federazione occorre farla finita con il diritto di veto in settori cruciali come la politica estera, la fiscalità e, soprattutto, la revisione dei Trattati. Affidarsi anche in futuro alle ratifiche unanimi significa impedire all'Unione di riformarsi e di rispondere alle sfide del nostro tempo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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