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Betlemme, Fatah a congresso 20 anni dopo

 

Betlemme, 4 agosto 2009 - Il leader del partito Fatah e presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha aperto il suo primo congresso dopo vent'anni nel tentativo di porre riparo alle divisioni interne e ricostruire l'immagine dell'organizzazione tra i palestinesi. La tre giorni di congresso nella città di Betlemme, nella West Bank, è solo il sesto incontro da quando il partito Fatah è stato fondato, nel 1950, dallo storico leader palestinese Yasser Arafat. Lo scopo sarebbe quello di adottare un nuovo programma politico e sostituire alcuni dei leader massimi di Fatah, indeboliti dalle lotte di potere e dalla disfatta nella striscia di Gaza ad opera dei rivali di Hamas.

“Il nostro impegno è per la pace con Israele, ma ci riserviamo il diritto alla resistenza prevista dalle leggi internazionali” ha detto Abu Mazen. Là dove il termine “resistenza” implica la lotta armata qualora lo Stato ebraico non segua la linea del negoziato. Abu Mazen ha denunciato come “golpisti e corrotti” i leader rivali della fazione islamico-radicale di Hamas, al potere a Gaza, assicurando che la Palestina resterà sempre unita e che non permetterà ad Hamas di distruggerne l'unità. Il leader palestinese si riferiva ai 400 membri di Fatah che vivono nella striscia di Gaza ai quali è stato impedito da membri di Hamas di prendere parte alla conferenza di Betlemme e di unirsi ai 2200 partecipanti. “Non preoccupatevi, siete nei nostri cuori e vi tireremo fuori da Gaza”, ha detto. Hamas però esige in cambio la liberazione di mille prigionieri militanti del gruppo islamista che si trovano nelle carceri della Cisgiordania, territorio controllato dalla Anp.

Il potere di Fatah sui palestinesi era stato indiscusso fino al 2006, quando il partito ha subito una cocente sconfitta elettorale contro la formazione islamista di Hamas. Le tensioni tra i due gruppi si erano poi acuite nel giugno 2007, quando gli islamisti presero il controllo di Gaza dopo settimane di scontri sanguinosi per le strade, confinando il potere di Abu Mazen alla West Bank (Cisgiordania). Durante gli anni Fatah non ha però mantenuto le sue promesse sullo sradicamento di Israele e ha perso credibilità quando gli sforzi per il processo di pace non hanno prodotto risultati tangibili. Secondo alcune fonti, Fatah ribadirà il suo rifiuto a riconoscere Israele come stato ebraico e a riprendere il dialogo di pace finché Israele non avrà cessato di costruire i suoi insediamenti a Gerusalemme e nella occupata West Bank.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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