<<Sommario

 
 
Sentenza Corte europea sui crocifissi, reazioni in Italia


 

Strasburgo, 3 novembre 2009 – “Il crocifisso deve essere tolto dalle aule scolastiche”. Così recita una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha definito la presenza del simbolo religioso come una “violazione della libertà di coscienza e del diritto di tutti a ricevere un’istruzione conforme alle proprie convinzioni”. A rivolgersi a Strasburgo è stata una cittadina italiana di origine finlandese dopo che il suo ricorso era stato respinto dal Consiglio di Stato italiano.

“La presenza del crocifisso, impossibile da non notare nelle aule, potrebbe facilmente essere interpretata dagli alunni di tutte le età come un simbolo religioso” e per questo i giovani “potrebbero sentirsi educati in un ambiente scolastico recante il timbro di una data religione”, si legge nella sentenza della Corte europea presieduta dal belga Francoise Tulkens. Il Collegio è formato da sette giudici, tra i quali l'italiano Vladimiro Zagrebelsky.

La sentenza sottolinea che “la Corte non è in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere associato ragionevolmente al cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo necessario alla conservazione di una 'società democratica' così come concepita dalla Convenzione: pluralismo riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana”.

La sentenza ha provocato in Italia una valanga di critiche. il Vaticano la definisce “miope e sbagliata” e si dice “stupito e rammaricato”. Per il ministro degli esteri, Franco Frattini “la decisione della Corte di Strasburgo ha dato un colpo mortale all'Europa dei valori e dei diritti. L’identità cristiana è la radice dell’Europa: così si dà un colpo mortale alla possibilità che l’Europa cresca e non sia solo un’Europa dei mercati”. E annuncia che “il governo farà ricorso”. Lo presenterà il giudice Nicola Lettieri, rappresentante del governo italiano presso la Corte europea, che nelle prossime settimane sottoporrà il ricorso a un mini-tribunale di 5 giudici, i quali decideranno l'ammissibilità alla Grande Chambre. Nel ricorso, spiega Lettieri, “sottolineeremo che noi non siamo uno Stato laico, ma “concordatario”, come sancito dall'articolo 7 della Costituzione, e che quindi ha rinunciato ad alcune delle sue prerogative”.

Il presidente del Senato, Renato Schifani: “Non posso non esprimere la mia più grande amarezza per la sentenza. L'esposizione di un simbolo radicato nella coscienza di tanti italiani  altro non è se non il riconoscimento di una identità culturale che nessun tratto di penna potrà mai cancellare. Sarebbe un errore drammatico - ha concluso Schifani - fare dell'Europa uno spazio vuoto: vuoto di simboli, di pensieri, di tradizioni, di cultura. Sarebbe questa un'Europa destinata a scomparire

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si augura che la sentenza ''non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana''. Il ministro della pubblica istruzione Maria Stella Gelmini ha definito “ideologica” la posizione della Corte, aggiungendo che la presenza del crocifisso non significa necessariamente l’appartenenza alla religione cattolica, ma rappresenta un simbolo della tradizione nazionale.

Il ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi sottolinea che ''non è certo con decisioni di questo tipo che si può pretendere di riavvicinare l'Europa ai suoi cittadini. Il crocifisso è un simbolo che attiene alla storia, alla cultura e all'identità dell'Italia e dell'intero continente”.

La Conferenza episcopale italiana ha espresso “amarezza e perplessità” sulla sentenza che sarebbe viziata da una visione parziale e ideologica. Padre Lombardi portavoce della Santa Sede: "Il crocifisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l'umanità. Per questo dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà: non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente".

Il neo segretario del Pd, Pierluigi Bersani rileva:''Penso che su questioni delicate qualche volta il buon senso finisce di essere vittima del diritto. Io penso che una antica tradizione come quella del crocifisso non può essere offensiva per nessuno''. Anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, si associa al coro delle critiche contro la  Corte di Strasburgo, giudicando la scelta fatta come ''la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione europea''.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

top