Bertone: il crocifisso, simbolo d’amore universale |
Roma, 4 novembre 2009 – “Questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche della festa recentemente celebrata, e ci toglie i simboli più cari”. E' la risposta del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano che, a margine di un incontro oggi all'ospedale Bambino Gesù di Roma, ha deplorato la sentenza della Corte europea di Strasburgo sul crocifisso nelle scuole. “Abbiamo ascoltato tante voci, anche l'eco del dolore di chi si sente un po' tradito nelle proprie radici, pensando che questo simbolo religioso è simbolo di amore universale, non di esclusione, ma di accoglienza”. Bertone si è chiesto se il crocifisso dovrà essere tolto anche dalle strade, che sono pubbliche, o si dovrà intervenire anche sulle opere d'arte. Il cardinale ha quindi manifestato apprezzamento per il governo italiano che ha deciso di fare ricorso contro la sentenza: “Spero che ci siano altri governi a fare questo ricorso, per una vicenda che non riguarda solo l'Italia, ma spazia oltre l'Unione europea”. Per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la sentenza è “assolutamente inaccettabile per noi italiani. Siamo in un Paese dove non possiamo non dirci cristiani. Credo - aggiunge il premier - che questa decisione sia una di quelle che ci fanno dubitare del buon senso di questa Europa”. E poi annuncia: “Esamineremo questa situazione nel prossimo Consiglio dei ministri venerdì mattina”. A Bruxelles la Commissione europea non commenta la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo sul crocifisso nelle aule scolastiche, dato che la questione ricade esclusivamente nelle competenze degli Stati membri. E’ quanto dichiara Michele Cercone, portavoce del commissario alla Giustizia Jacques Barrot, sottolineando che non bisogna confondere l'Unione europea con il Consiglio d'Europa (di cui la Corte dei diritti dell’uomo è parte), in quanto organismo del tutto indipendente e scollegato dalla Comunità. Il portavoce ha inoltre ricordato che “non vi è alcuna normativa Ue” che regoli la materia e “anche le norme comunitarie contro la discriminazione escludono il riferimento ai simboli religiosi attribuendone la competenza agli Stati membri”. Per questo, ha concluso, “la Commissione europea non commenta sia sul profilo del giudizio della Corte sia del contenuto”. Tuttavia Pia Ahrenkilde, portavoce del presidente della Commissione José Manuel Barroso, ha spiegato che per il capo dell'esecutivo Ue “resta valido sottolineare l'importanza delle radici cristiane dell'Europa, ma in generale. In questo specifico settore (quello dei simboli religiosi) non abbiamo commenti da fare”.
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