La nuova Europa parte dalle nomine
La vecchia storia per cui l'Europa per
esistere deve avere un volto
riconoscibile o un unico numero di
telefono è stata rispolverata anche in
occasione delle nuove nomine legate alla
prossima entrata in vigore del Trattato
di Lisbona.
Come noto, il Trattato prevede
numerose innovazioni per rafforzare la
legittimazione, l'efficacia e la
democraticità del meccanismo decisionale
europeo; tra questa, particolarmente
rilevanti, le figure del Presidente del
Consiglio europeo e l'Alto
Rappresentante per la Politica estera e
Vice Presidente della Commissione
europea.
Dopo intensi negoziati e varie
girandole di nomi più o meno illustri,
finalmente il Consiglio europeo
straordinario del 18 – 19 novembre è
arrivato ad un accordo sulla
designazione di chi dovrà svolgere
queste funzioni chiave: Catherine Ashton,
attuale commissaria per il Commercio,
ottiene il posto di Alto Rappresentante,
il primo ministro belga Van Rompuy
quello di primo Presidente permanente.
L'opinione pubblica europea, dopo
tutti questi anni di attesa per avere un
nuovo Trattato europeo può porsi,
legittimamente, l'interrogativo sul
ruolo di queste due nuove figure e sui
criteri con cui sono state selezionate
le personalità che ricopriranno questi
posti.
Il nuovo presidente rimarrà in carica
per due anni e mezzo e presiederà le
riunioni del Consiglio rappresentando
l'UE sulla scena mondiale. Non si tratta
tanto di dare un volto unico all'Europa,
ruolo che si avvicina di più a quello
del presidente dell'esecutivo UE
Barroso, già confermato per altri cinque
anni; ma piuttosto di coordinare le
priorità e l'agenda politica dei
ventisette Stati per un periodo che vada
oltre i sei mesi delle presidenze di
rotazione che hanno finora
caratterizzato l'impianto decisionale
europeo.
Da questo punto di vista la figura di un
abile mediatore, a cui è stato
attribuito il merito di aver riportato
un paese diviso tra Valloni e Fiamminghi
come il Belgio ad una certa stabilità,
può anche essere adatta. Anche se la
mancanza di grande esperienza
internazionale, la scarsa notorietà e,
soprattutto, l'aperta contrarietà alla
prospettiva di allargamento alla
Turchia, con cui sono già stati aperti
negoziati di adesione con voto unanime
del Consiglio e approvazione del
Parlamento, ha suscitato non poche
perplessità.
La britannica Ashton, se il Parlamento
europeo confermerà la sua designazione,
avrà invece il difficile ruolo di
tentare di coordinare meglio l'azione di
politica estera e relazioni economiche
esterne della UE...
Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza a Milano
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