Usa: “Potevamo prendere Osama bin Laden” |
Washington, 29 novembre 2009 - L'errore più grave è stato quello di lasciar fuggire Osama bin Laden quando sarebbe bastato lanciare l'offensiva finale per ucciderlo o catturarlo e farla finita con al Qaeda. E' l'accusa mossa da un rapporto del Senato Usa firmato da John Kerry che attribuisce a Donald Rumsfeld le colpe del fallimento nella lotta contro l'insorgenza afghana. Il rapporto che sarà pubblicato domani, è stato anticipato dal “Times”. Tre mesi dopo l'11 settembre, un mese dopo l'inizio dell'offensiva contro il regime dei talebani e i loro alleati di al Qaeda, bin Laden era intrappolato tra le montagne di Tora Bora - si legge nel rapporto - ed era "a portata di mano" dell'esercito americano. L'obiettivo era distruggere al Qaeda e catturare o uccidere il suo leader, ma “la nostra incapacità di finire il lavoro nel 2001 ha contribuito ad alimentare il conflitto che oggi mette a repentaglio non solo le vite dei nostri soldati e dei nostri alleati, ma la stabilità stessa di una regione chiave". Il Senato punta il dito contro l'allora capo del Pentagono, Rumsfeld, e contro il capo delle operazioni sul campo, il generale Tommy Franks. "Togliere il capo di al Qaeda dal campo di battaglia non avrebbe risolto la minaccia mondiale del fondamentalismo" si legge nel documento, "ma le decisioni che gli permisero di fuggire hanno fatto sì che bin Laden emergesse come potente figura simbolica che continua ad attrarre un flusso costante di finanziamenti e ispira i fanatici in ogni angolo del pianeta. E' stata un'occasione perduta che ha alterato per sempre il corso del conflitto in Afghanistan e il futuro del terrorismo internazionale". Il rapporto non fa ipotesi su cosa abbia fermato Rumsfeld e Franks, lasciando nelle mani di un centinaio di uomini delle truppe speciali di far tesoro degli intensi bombardamenti - 100 raid al giorno - sulle montagne di Tora Bora. Bin Laden, come dimostrano il suo testamento scritto il 14 dicembre e le istruzioni date alle mogli, si aspettava di morire, ma l'atteso attacco Usa non venne, nè furono chiusi i sentieri che portavano nella regione tribale pachistana. Il 16 dicembre del 2001 fu così libero di fuggire "senza alcun ostacolo".
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